A metà degli anni ’80 capii che per miscelare facilmente due brani era indispensabile creare un break con un groove adeguato nel quale inserire la canzone successiva, e che sarebbe stato interessante modificare le canzoni originali per mixarle in discoteca. All’epoca, in Italia, nessuno avevamo mai sperimentato nulla del genere, io, non so come, decisi che ci sarei riuscito, per primo!
Lo feci su Say Say Say di Michael Jackson e Paul McCartney. Per una mia esigenza personale inserii più groove ed effetti e, armato di una sana presunzione, andai a proporla alla casa discografica originale, la Emi. Mi risero dietro. Mi ero presentato con un nastrino in mano con la pretesa che me lo pubblicassero in tutto il mondo e senza i permessi dovuti. Solo se i diretti proprietari della canzone l’avessero commissionato, sco- prii, avrei potuto intravedere quell’opportunità.
La proposta di Say Say Say alla Emi fu un buco nell’acqua, ma a Beppe Ciaraldi, che ne sarebbe poi diventato presidente, piacque a tal punto da chiedermi di realizzare una compilation mixata utilizzando i loro brani. Mixtime, questo il titolo prescelto, si sarebbe dovuta aprire e chiudere con due loro canzoni di grande successo. Il tutto doveva essere approvato in ultima istanza dal presidente inglese.
All’epoca era impossibile pubblicare un disco con canzoni mixate perché tutti gli autori, gli editori e i protagonisti dei brani sostenevano che mixare equivalesse a rovinare l’originalità dell’opera. Camuffare i mixaggi per farli accettare, quindi, diventò sempre più complicato: passavo i giorni e le notti a provare e riprovare in cerca delle soluzioni, anche perché ciò che stavo facendo non aveva precedenti, nessuno prima di me si era spinto tanto oltre e io non avevo alcun materiale a disposizione da cui attingere per imparare.
Per una settimana usai la consolle dell’Afterdark di Milano per mixare i brani su un Revox a nastro: i proprietari mi accordarono il permesso di recarmici nel pomeriggio, durante le pulizie, in cambio del nome del locale sulla copertina. Ogni tanto Ciaraldi veniva a trovarmi per accertarsi che il lavoro stesse venendo bene e insieme riascoltavamo i mixaggi e controllavamo che non ci fossero errori.
Il progetto rimase in attesa per qualche mese, non riuscivano a farsi rispondere dai manager dei Queen e dei Duran Duran, ma alla fine piacque molto e andò benissimo, a tal punto che vinsi il disco d’oro.
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