“GOD IS A DJ” PILLOLE DI HOUSE MUSIC RACCONTATE DA JOE T VANNELLI: LA NASCITA DELLA HOUSE MUSIC

La house non è solo una questione di suono, di groove, ma anche e soprattutto di feeling. È un concetto difficile da descrivere… è una forte sensazione. Chi ama questo genere musicale e l’ha vissuto sulla dancefloor può capire cosa intendo: è un’onda, un’essenza, una brezza. Una scarica elettrica che scende lungo la schiena e poi invade il corpo, e di fronte alla quale non si può far altro che lasciarsi andare.

Ispirato dal soul, dal blues e dal funky, questo genere ha mosso i primi passi negli Stati Uniti grazie al leggendario Larry Levan, il dj del Paradise Garage, pioniere dell’arte del djing, che introdusse il primo concetto di mixaggio e che instradò Frankie Knuckles verso la definizione di “godfather of House Music”. Frankie mosse i suoi primi passi al Gallery di New York, affiancando Larry Levan e Nicky Siano, proprietario del locale non- ché altro grande esponente della storia del club.

Erano i primi anni Settanta e loro, insieme a Kerry Carpenter, avviarono quella che si potrebbe definire una vera e propria rivoluzione musicale: cominciarono a suonare due dischi, uno dietro l’altro, senza interruzioni, in modo da far scorrere la musica “senza strappi”, e aggiungendo effetti sonori, realizzati addirittura con più piatti contemporaneamente. Dopo circa una decina d’anni, ignaro del loro lavoro negli States, iniziai anch’io a studiare il modo migliore per unire due brani. Quante ore trascorse chiuso in casa in cerca di quel feeling, a esercitarmi per far fluire i pezzi nel modo migliore

La mia personale concezione di musica house affonda le radici nella deep-house, tech-house, progressive house, ma anche nella techno e melodic techno. Sono un purista, ma amo la contaminazione tra suoni e melodie, in una continua ricerca del suono perfetto.

C’è stato un periodo in cui i dj italiani guardavano agli americani con soggezione, perché col loro grande talento, avevano la possibilità di ritoccare brani di famosissimi artisti. Frankie Knuckles, David Morales, Little Louie Vega coi MAW, Roger Sanchez, Junior Vasquez… veri artisti del mixaggio, che mettevano mano a produzioni per noi irraggiungibili, e per questo erano dei miti assoluti. Poi, alla fine degli anni Ottanta, noi italiani, comin- ciammo a imporci sulla scena dance mondiale con la italo-house, che si di- stingueva per gli accordi di pianoforte campionati con un mood più lirico e melodico. Molto amata dal pubblico, diede grande visibilità ai dj dei gruppi: Black Box, FPI Project, 49ers, DJ H, Cappella… e a me come JT Company. Mentre nel decennio 1990/2000 i grandi successi commerciali scalavano le classifiche mondiali – gli Snap, Datura e Corona, ma anche Albertino, Fargetta, Molella, Prezioso, Gigi D’Agostino, Ti.Pi.Cal, Gabri Ponte, Eiffel 65, DB Boulevard, Luca Agnelli, Alex Gaudino, Tommy Vee, Mauro Ferrucci, Alex Natale, Killer Faber, Gianni Coletti, Stefano Gambarelli, Christian Marchi, Corrado Rizza – la cosiddetta tendenza underground si prendeva sempre più spazio. Fu la volta dei grandi Claudio Coccoluto, Marco Trani, Ralf, Mas- simino Lippoli, Ricky Montanari, Flavio Vecchi, Angelino, Leo Mas, Clau- dio di Rocco, Bruno Bolla, Steve Mantovani, Ugo Lucchese, Luckino, Oby Baby, Tony Kosa, Carbonero, Mix Master Costantino, Lorenzo LSP, Gianluca Motta, Enrico Lo Gallo, Stefano D’Andrea, Miky, Walter S, Leo Sound, Gemolotto, Igor S, Adrian Morrison, Ivan Iacobucci, Fabrice, Alex Neri, Francesco Farfa, Robert Miles, Junior Jack, Franco Moiraghi, Stefano Fontana, Lele Sacchi, Father of Sounds, Gianni Bini, Paolo Martini, Ricky Le Roy, Mario Più, Francesco Zappalà, Massimo Cominotto, Roberto Molinaro, Chicco Secci, Spiller, Pasta Boys, Luca Colombo, Emanuele Inglese, Mauro Picotto, Stefano Noferini, Alfred Azzetto, Cirillo e Moreno Pezzolato.

Se oggi i festival ospitano grandi dj italiani dal taglio internazionale come Tale of Us, Meduza, Joseph Capriati, Marco Carola, Benny Benas-si, Vinai, Dj From Mars, Merk & Kremont, Nari & Milani, Cube Guys, Dj Tennis, Enrico Sangiuliano, Ilario Alicante, Rivastarr, Marco Faraone, The Bloody Beetrots, Crookers, è grazie al lavoro di quegli anni e di quella generazione.